Ci sono parole difficilmente traducibili in italiano da altre lingue.
Flatearther è una di queste.
Perifrasando, è un flatearther colui che crede che la terra sia piatta. Nel mondo anglofono il termine identifica in un sol colpo tutti coloro che sono dediti ad attività contro la scienza, quindi contro la cultura.
In genere questi individui definiscono coloro che, come me, ritengono che la scienza, assieme all’ arte, sia lo strumento migliore che abbiamo per capire il mondo, come scientisti.
Ad ogni modo, questa pagina ha il solo scopo di raccogliere le perle, amplissimamente disponibili sul web dei flatearther, in particolar modo italiani. Non farò altro che dei copia e incolla con dei link ed eventualmente inserirò screenshot. Al massimo provvederò ad evidenziare in grassetto parti degne di nota. Il titolo di questa pagina è Camicie di forza cercansi, non c’ è bisogno di commentare certe cose.
Questa pagina quindi è a scopo puramente ludico.
E ora buon divertimento, iniziamo andando sul velluto con Francesco Agnoli:
Evoluzionismo: mancano le prove di Francesco Agnoli
Da un po’ di tempo a questa parte i grandi giornali, e diverse riviste, hanno ricominciato a proporre al grande pubblico dei disegnini in cui simpatiche scimmie pelose divengono a poco a poco bipedi, perdono un po’ di peluria, ingrandiscono il cranio e, voilà, divengono uomini. I disegni in questione hanno uno scopo: ricordare a tutti che siamo solamente bestie.
[…]
Eppure questo rispolverare con tanta tenacia il pensiero vetusto di Charles Darwin non ha nulla di scientifico, a differenza di quanto si voglia far credere.
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Ma soprattutto Darwin è l’uomo che porta a compimento lo spirito filosofico di un’epoca: quando lui scrive, già altri filosofi, prima di lui, hanno affermato ormai come certa l’idea di progresso (illuministi, idealisti, positivisti), di evoluzione e di lotta per la vita (Spencer, Malthus), di concorrenza e sopravvivenza del migliore (dottrine liberiste di Adam Smith, tanto amate da Darwin).
[…]
La polemica esplode soprattutto quando Darwin sostiene di aver compreso che anche l’uomo discende da una qualche forma scimmiesca, e che tutto a sua volta origina da un unico progenitore, una sorta di larva marina. Questa concezione, trasformista più che evolutiva è però qualcosa di assolutamente indimostrato, a cui Darwin crede in base ad un erroneo ragionamento: siccome con la selezione artificiale l’uomo riesce a migliorare la razza di un cavallo, o a produrre varie specie di rose, perché non potrebbe accadere, casualmente, nel lunghissimo periodo, per gradi, che da una forma di vita primordiale possano essere nate poi tutte le altre? In questo modo non tiene conto del fatto che la selezione artificiale, anzitutto, non è casuale, ma è guidata da un essere intelligente come l’uomo; in secondo luogo che detta selezione può portare alla produzione di varie specie di rose o di cavalli, ma non porterà mai alla trasformazione delle rose in tulipani, o dei cavalli in dinosauri!
[…]
Quali prove ci dà Darwin? Nessuna. Fornisce solo tre bacchette magiche: il tempo, che farebbe ogni cosa; il caso, che non si capisce cosa sia, specie per una mentalità scientifica; e la selezione naturale, che, paradossalmente, avrebbe immensi poteri “creativi”. Darwin dimentica di spiegarci come faccia la cieca selezione naturale a scegliere e ad accumulare, per un futuro, le mutazioni casuali benefiche, che al presente non servono a nulla nella lotta per la vita. Per fare un esempio: a un pesce che diverrà animale terrestre, che cosa può servire un abbozzo di arti inferiori, inutilissimi nella vita acquatica come pure in quella sulla terra? Il darwinismo in realtà si presenta come una ipotesi che scientificamente non serve, in quanto manca di rigore, di riproducibilità, di basi matematiche, ed è incapace di fare previsioni, cioè di ricavare applicazioni pratiche. Inoltre non spiega nulla. Né l’origine della vita (anche il brodino primordiale avrebbe bisogno di una Causa Prima, cioè di Dio), né la varietà delle specie (può derivare tutta, come scrive Sermonti, da “Errori Tipografici Fortunati”?); né la bellezza della creazione (perché i colori delle farfalle, dei pesci esotici, o le piume colorate del pavone, in un’ottica di pura lotta per la vita?); né il perché dell’esistenza nell’uomo, a differenza che negli altri animali, della parola, del pensiero, dell’arte, della coscienza morale, della libertà, dell’idea di Dio, dell’idea di famiglia. Inoltre, il darwinismo manca del tutto di prove: non esistono gli anelli di congiunzione tra una specie e l’altra, mancano esempi di macroevoluzione sotto i nostri occhi, ed è assurda l’idea di un cosmo ordinato che nasce dal disordine, dalla pura casualità. Ipotizzare la nascita delle specie viventi da una semplice forma di vita iniziale, per mutazioni casuali, è come immaginare che delle lettere dell’alfabeto mescolate a caso diano vita ad una ricetta di cucina, la quale, nel tempo, per caso, si trasformerà in una poesia di Petrarca, e poi nella Gerusalemme Liberata di Tasso.
[…]
Bibliografia
Francesco Agnoli – Alessandro Pertosa, Contro Darwin e i suoi seguaci (Nietzsche, Zapatero, Veronesi, Singer), Fede & Cultura, 2006).
Daniel Raffard de Brienne, Per finirla con l’evoluzionismo, Il Minotauro, 2003.
Maurizio Blondet, L’uccellosauro ed altri animali, Effedieffe, 2002.
Mariano Artigas, Le frontiere dell’evoluzionismo, Ares, 1993.
Jean-Marie de la Croix, L’Evoluzione darwiniana dell’Uomo, Ipotesi vera o falsa?, Mimep-Docete, 2002.© il Timone
www.iltimone.org
E’ ora il turno di Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, quotidiano italiano di diffusione dell’ antiscienza. Tra gli articolisti: Francesco Agnoli e Lucetta Scaraffia (i nodi vengono sempre al pettine)
Dall’ opuscolo Non dubitare. Contro la religione laicista che raccoglie i testi dell’ intervento di lobotomia Ferrara al Meeting di Comunione e Liberazione del 2005. Dal blog L’ Estinto
Oggi c’è una grande discussione sul darwinismo, sull’evoluzionismo, e molta gente, anche molto colta, istruita, scientificamente molto preparata, sostiene che a occhio e croce nel modo in cui esiste e gira il mondo da noi conosciuto si vede la traccia di un disegno intelligente.
Per esempio questo nostro stare insieme qui, aver scelto di vederci, di parlarci, di esercitare la funzione e la libertà del linguaggio, per dirci delle cose, per comunicarci delle cose, ha un senso, un significato, è un elemento della realtà; ed ha un senso ed un significato perché è parte di una funzione, vocazione, posizione, degli uomini, delle donne, dei ragazzi, che non è riducibile al caso, né tanto meno alla necessità.
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Bisogna elevare le parole che seguono al rango di vere e proprie perle di saggezza. Riassumo il contenuto, del post e del sito in cui si trova, per quello che mi riesce, dunque:
la scienza è una religione, ma anche no. Gli scienziati sono come i preti, ma non sempre, solo quando i miei ormoni e la mia volontà di potenza incontrano la Maria. Sotto il suo effetto mi sento talmente cazzuto che partendo da un articolo satirico, elaboro la mia arguta e pungente critica al signoraggio evoluzionista. Il mio blog linka al “movimento libertario” ma ignoro che i veri libertari sono razionalisti e scettici come Penn & Teller, che mi introdurrebbero nel loro show mentre elenco i miei siti favoriti (luogocomune, Lezapp e altri) con queste parole:
“And then there’s *this* asshole”
eccovelo.
p.s. (Prodigioso Spaghetto): non riporto tutti i commenti, il pastafarianesimo insegna ad amare il proprio prossimo.
da http://rantasipi.wordpress.com/2008/09/06/il-gregge-di-darwin/
Il gregge di Darwin
Ho anche letto che qualcuno dall’alto della sua scienza ne deduce che poiché critico Darwin è chiaro che non ho letto Darwin. Evidentemente non è bastato premettere sin dall’inizio che condivido in linea generale la teoria evoluzionista e, ciò nonostante, rimango perplesso dinanzi alle sue molte incongruenze. Non mi pare di essere l’unico, neanche fra gli stessi evoluzionisti, ma mea culpa di nuovo.
Tutto questo non cambia di una virgola la mia convinzione. Gli evoluzionisti sono come i cattolici: siccome è dimostrato che storicamente Gesù è esistito, allora automaticamente la “parola del Signore” deve essere il verbo. A questo si somma il mio crescente disprezzo per la scienza di regime e la casta di parassiti prezzolata dallo stato che la rappresenta. Ancor più per quelli che, pur pagati dallo stato, pontificano e condannano la sua sostanziale illegittimità. La loro arroganza ha superato ogni misura; anziché dire “ci pagano coi vostri soldi per fare cose di cui alla maggior parte delle persone non frega nulla e i cui vantaggi sono praticamente ininfluenti per la società” questi damerini viziati che probabilmente nel mondo del lavoro privato non durerebbero una giornata, ci ammoniscono dicendo “paga e stai zitto, che tanto non capisci”. Andate tutti a raccogliere il cotone, vi farà bene.
Premetto: considero l’intuizione evoluzionista di Darwin molto probabilmente corretta, ma per le incongruenze con cui ci è stata presentata fino ad oggi, penso che accettarla significhi compiere un atto di fede non molto diverso da quello di chi ripone fiducia cieca nella controparte creazionista – non priva, a mio modesto parere, di un qualche interesse.
Quello che accade in questa piccola cittadina del Tennessee me lo conferma.
In sostanza, sul muro di un edificio di Dayton è comparsa una macchia di muffa e calcare che sembrerebbe riprodurre l’effige dell’autore de “L’origine della specie”. L’evento ha dato vita ad un costante flusso di devoti evoluzionisti che quanto a fiducia (o fede) hanno poco da invidiare ai pellegrini di Medjugorje.
Ecco alcune dichiarazioni dei seguaci darwinisti precipitatisi sul luogo per poter assistere all’apparizione:
“Ho portato mio figlio a toccare il muro, in modo tale che il potere di Darwin possa purificare la sua composizione genetica da tratti ereditari indesiderabili”
“Perdonami, o Charles, per aver sempre dubitato della tua Divina Evoluzione. Dopo aver visto il miracolo di questa pigmentazione calcarea con i miei occhi, la mia fede nel ragionamento empirico non potrà mai più essere messa alla prova.”
e ancora
“Possa il suo nome essere lodato e le sue teorie sulla selezione naturale avere eco in tutte le aule dell’osservazione naturalistica per sempre.”
La cosa positiva della vicenda è che il massiccio pellegrinaggio è stata un’ottima opportunità di business per venditori ambulanti di reliquie e gadgets accorsi a Dayton per capitalizzare la fede dei credenti empiristi in attesa di vedere il miracolo.
Non male per degli adepti del metodo scientifico.
Amen.
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Un fan mi scrive
si può essere creazionisti senza bisogno di essere per forza religiosi…il punto è che la teoria darwiniana ormai non convince più nessuno…vero che la religione sfrutta questa cosa per i suoi scopi…però c’è da dire che alla fin fine se succede questo..è perchè la teoria darwiniana ripeto ormai non convince più nessuno…
firmato Amicidisermonti nel post https://spaghettovolante.wordpress.com/2008/09/25/215/
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Ed ecco Blondet, che ora è sconvolto dalla vittoria di uno “sporco negro” alle elezioni presidenziali negli USA (pensate se Obama fosse stato anche ebreo: a Blondet sarebbe venuto un colpo apoplettico), nel suo sito di compostaggio ci regala un’altro rigurgito contro la scienza. Blondet conferma ogni volta la mia logica a proposito dell’ evoluzione.
Per non accettare l’evoluzione in quanto fatto, bisogna essere o ignoranti, o idioti (IDioti), o folli o disonesti. Nel caso di Blondet, sono presenti tutte e 4 le condizioni.
Vaticano: la lobby evoluzionista ha vinto
MAURIZIO BLONDET
Cieca, come il caso di cui è fatto il costrutto, mancanza di rigore logico, pressapochismo, infatuata incomprensione: è questa la prima somma che si puo’ tirare dopo aver ascoltato i pareri, e disinteressati, di fior di scienziati. A certe conclusioni, o ci si arriva, arrendendosi, o il risultato a cui si approda è un castello di menzogne, sempre più difficile da tenere in piedi, nel tentativo imbarazzante e disperarato di portare avanti asserzioni non controllate e non confermate. Su questo si basa l’evoluzionismo. La Chiesa si apre, forse per l’ultima volta, anche a questa ulteriore istanza che disperatamente cerca di allontanare il Creatore dalle nostre vite.
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http://amperini.wordpress.com/2008/10/26/16a-fiera-delle-verita/
16a Fiera delle verità
Domenica 26 Ottobre 2008 di deuspico
Domenica 16 novembre avrà luogo la sedicesima Fiera delle verità. Ho già avuto modo di partecipare ad un evento simile assieme a white-rabbit e P3go83 (vedi recensione), dal quale ho avuto modo di conoscere cose interessanti ed altre un po’ ardite.
La scaletta del programma è un po’ differente rispetto all’undicesima, infatti questa volta verranno trattati “solo” due temi: le scie chimiche (non so dirvi se il relatore abbia a che fare con il sito linkato) ed il signoraggio.
Sono due temi da trattare con la dovuta serietà e prudenza, visto che, non essendo di dominio pubblico o perlomeno quando se ne parla in pubblico le prime risposte sono:”an si beh allora?! – usi troppa immaginazione! – ecc..”.
Quindi, prima di dar aria alle vostre bocche, vi consiglio di ascoltare cosa viene detto e verificare voi stessi chi vi sta prendendo per i fondelli.
Per chiunque fosse interessato la scaletta e il luogo d’incontro lo trova qui.
P.S.:L’ingresso è libero.
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Mah…
Spazio
…ultima frontiera», recitava la voce narrante all’inizio di Star Trek, una serie-cult di fantascienza di cui non ho perso una puntata (anni Sessanta, intendo, di quelle con Spock, Kirk e Sulu). Ebbene, una sola volta, una sola, vi si accennò al cristianesimo: su un pianeta dominato da simil-romani, gli schiavi, adoratori del sole, si ribellavano con l’aiuto dell’Enterprise. Solo alla fine Uhura spiegava al capitano e all’ufficiale scientifico che quelli adoravano non tanto il sole in sé quanto il Figlio di Dio; seguiva l’imbarazzato silenzio di Kirk e Spock (che, tra l’altro, era un alieno pagano). Già: la fantascienza “classica” trattava la religione, al massimo, come un oggetto di studio «scientifico». Ma, grazie al cielo, la realtà supera sempre la fantasia. Ecco, infatti, cosa ci comunica l’agenzia Zenit.org il 20 novembre 2008: «Le Carmelitane Scalze di New Caney (Stati Uniti) hanno consegnato all’astronauta Ron Garan una reliquia di Santa Teresina perché lo accompagnasse nel suo viaggio spaziale. Nella primavera scorsa, il comandante Garan aveva contattato la comunità per chiedere preghiere in vista del suo viaggio nello spazio, offrendosi di portare con sé qualsiasi oggetto sacro le religiose avessero voluto affidargli (…). Garan è stato membro dell’equipaggio dell’ultimo viaggio della navicella spaziale Discovery, durato dal 31 maggio al 14 giugno». Un papista nello spazio, con una reliquia di una santa monaca per giunta. Isaac Asimov si sarà rivoltato nella tomba.
per la serie:
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Avviso ai naviganti
Nei commenti a questa pagina, un omino piccino picciò reclama spasmodicamente la mia attenzione o di qualunque altro essere senziente.
E’ di nuovo amicidisermonti, ormai la mascotte (non richiesta) di questa Chiesa.
Riporto uno scambio di battute, che mi dà l’occasione di proporre dopo una immagine che esemplifica efficacemente il mio pensiero

Due campane
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A volte, i disegni del Prodigioso Spaghetto Volante, sono troppo insondabili per razionalizzarli.
Da http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1225
“L’Intelligent Design (il Disegno intelligente) è l’affermazione che alcune parti della natura vengono meglio spiegate come il prodotto dell’azione deliberata di un agente intelligente. Un buon esempio è quello del monte Rushmore, su cui sono scolpiti i volti di quattro presidenti americani. Vedendoli, anche un turista che non ne avesse mai sentito parlare capirebbe che sono il frutto di un progetto, non del vento e dell’erosione. In Biologia accade una cosa simile: la scienza ha scoperto che parti della natura danno una forte impressione di essere il risultato di un progetto. Di tali aspetti si dà un migliore resoconto considerandoli prodotto di un progetto piuttosto che del caso e della selezione naturale”.
Così, con queste parole, il prof. Michael Behe (nella foto), docente di Biochimica alla Lehigh University in Pennsylvania, illustra il proprio pensiero critico nei confronti del Darwinismo, facendosi portavoce di un movimento culturale, quello dell’Intelligent Design (I.D.) che è nato recentemente negli USA e che è approdato anche in Europa. L’opera più importante, indispensabile per capire il pensiero di questo movimento culturale – che comunica anche attraverso un ricco sito web – è certamente “Darwin’s black box” (la scatola nera di Darwin), da cui è stata tratta la citazione.
L’autore, Michael Behe, sostiene che quando il naturalista inglese Charles Darwin scrive, nel 1859, le conoscenze scientifiche del tempo non avevano ancora svelato i segreti della vita, così come oggi, sia pur in modo ancora imperfetto – come lo sarà sempre -, appaiono chiari e spesso divulgati anche al grande pubblico. La scatola nera di Darwin è costituita da tutte le immense conoscenze che oggi infittiscono i manuali liceali e universitari di Citologia, di Biochimica, di Genetica, di Anatomia e di Fisiologia e di cui ho già dato un elenco. Gli esseri viventi rivelano una complessità, una finalità e un significato che erano inimmaginabili con gli strumenti di indagine disponibili nel secolo diciannovesimo, quello che ha dato vita alla Teoria dell’evoluzione. Per questo è necessario una revisione radicale del lavoro di Darwin. Secondo Behe, la categoria fondamentale per interpretare le strutture anatomiche e il loro significato fisiologico presenti negli esseri viventi, a partire dalla singola cellula, non può più essere la mutazione casuale fissata dall’ambiente, ma la “complessità irriducibile”. Una struttura rivela una complessità irriducibile quando manifesta una funzione che non è presente in nessuno degli elementi che la compongono.
Per esempio, citando l’altro grande leader dell’I.D., il prof. William Dembski, della Baylor University,: la parola “disegno” è una complessità irriducibile perché comunica un significato che non è riconducibile a nessuna delle lettere di cui è formata. Sono moltissimo gli esempi che si possono registrare in biologia: dalla membrana cellulare all’occhio di un vertebrato, dal processo di coagulazione del sangue alle reazioni biochimiche del metabolismo cellulare, dal DNA al suo codice. Tali strutture non possono funzionare se manca anche solo un piccolissimo “pezzo”, così come una trappola per topi non può essere efficace se manca del tagliere o della molla. L’occhio “vede”, ma nessuna delle sue componenti prese singolarmente lo fa; il DNA contiene “istruzioni” che non appartengono a nessuna delle sue molecole singole. Gli esseri viventi in generale non si prestano quindi ad essere interpretati come il frutto di graduali e progressivi cambiamenti creati dalla mutazione casuale e fissati successivamente dalla selezione dell’ambiente in cui si trovano, così come vorrebbe la teoria dell’evoluzione.
Si deve piuttosto ricorrere alla categoria di “Progetto”, di “Disegno intelligente”, che postula un Autore che possiede la visione d’insieme e che quindi pianifica tutte le operazioni necessarie per raggiungere lo scopo. Del resto è comunemente accettato, anche dai biologi evoluzionisti, che le attuali teorie non riescono a spiegare la cosiddetta “macroevoluzione”, ossia il passaggio da una classe all’altra degli animali vertebrati (dal pesce fino al mammifero). Quella dell’I.D. è soprattutto un’azione demolitrice nei confronti dei meccanismi proposti dalla teoria dell’evoluzione; la sua parte costruttiva consiste nella constatazione che, osservando gli esseri viventi, è verosimile inferire un Progetto che porta, come sempre accade in questi casi, una sua firma.
Si tratta dunque di una versione moderna del Creazionismo (= la vita è un prodotto di Dio) che ha avuto le sue battaglie in tribunale (negli USA) per ottenere nelle scuole l’insegnamento di una Teoria alternativa al Darwinismo; ma questo è un aspetto secondario della faccenda, che rischia di sviare il ragionamento più importante, quello sulla complessità irriducibile. Perché il punto della controversia non è il Creazionismo o il Non creazionismo, ma la “bontà scientifica” della teoria dell’evoluzione. L’ipotesi di un Creatore non dirime la questione: l’evoluzione si oppone solo al fissismo, ma è compatibile anche con un Dio.
La prima critica che viene mossa all’’Intelligent Design è che il suo approccio alla natura è di tipo filosofico e non di tipo scientifico; tuttavia, se guardiamo bene, la stessa critica può essere mossa anche ai testi “canonici” dell’Evoluzionismo, a partire proprio dalla scelta dei titoli: “L’Origine delle specie per opera della selezione naturale”, “Il caso e la necessità”, “Creazione senza Dio”, “L’illusione di Dio”, “Nati per credere”: sono tutte interpretazioni della realtà. La differenza fondamentale consiste nella risposta alla domanda delle domande: “Perché esiste la vita?”; per l’Intelligent Design la causa è trascendente, per l’Evoluzionismo la causa semplicemente non esiste.
Si potrebbe forse dire che il riconoscimento dell’inadeguatezza del modello dell’evoluzione “graduale” ha portato da una parte alla formulazione della nuova Teoria Evo-Devo e dall’altra a questa ipotesi: non sono alternative tra loro, perchè si collocano su due piani diversi, quello scientifico e quello filosofico. Si potrebbe anche dire, tuttavia, che la teoria del Disegno Intelligente è una risposta all’Evoluzionismo onnicomprensivo: se da una parte si postula l’esistenza di un Creatore responsabile del progetto della “vita”, dall’altra si invoca l’azione del caso e dell’ambiente come se fossero capaci di generare le forme della vita: quale versione sarà più credibile? Scienza e Filosofia si intrecciano fortemente quando si parla di “origine”.
Mi sia consentito, al termine di questo lungo percorso storico, esprimere il mio personale consenso alla ragionevolezza dell’ipotesi che, in virtù della rigorosa analisi delle cause seconde identificate nella Biochimica, nella Genetica e nella Fisiologia, ricorre ad una spiegazione ultima della realtà al di fuori della stessa, nella Metafisica. Come abbia potuto accadere, credo che esuli dalle capacità di comprensione della nostra mente. Concordo per questo con Wittgenstein: “il senso del Mondo dev’essere fuori di esso”.
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http://www.youtube.com/user/MM20XX
MM20XX ha risposto al tuo commento su Il Crollo del Darwinismo e la Realta della Creazione 1/6:
Ah ciao Straccettopocovalente; ancora non abbiamo imparato che buttare letame sulle persone non smentisce le teorie?
Sai nulla di Ota Benga?
Cominciamo a sparare a zero sui divulgatori del darwinismo così magari vediamo che alla fine i non credenti hanno fatto schifo come gli altri?
Questo giusto per ricordarti del fatto che non basta cambiare nome all’ideologia per cancellare la storia ovviamente oppure asserire che certi massacratori fossero dei dogmatici per salvare la pelle.
Puoi replicare dalla pagina dei commenti.
e pochi minuti dopo
MM20XX ha risposto al tuo commento su Il Crollo del Darwinismo e la Realta della Creazione 1/6:
Già, vuoi che ti racconto delle stravaccate di un certo cialtrone di nome Dawkins (lo stesso che ha criticato Harun) sulle Platirrine in America e delle arche di Noè prebibliche?
Se vuoi ti passo anche il sito (ateo) dove l’hanno pubblicato e te ne renderai conto da te.
Tutte critiche non mie ovviamente.
Ti suggerisco la risposta di come salvarti (non è un sito scientifico e quindi non fa testo).
Tanto quando non sapete cosa rispondere c’è sempre la frase fatta parachiappe.
Rode eh?
Puoi replicare dalla pagina dei commenti.
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Lo sapevate? Dawkins era, o è comunista, parola di Francesco Agnoli (per la serie: se l’ignoranza volasse ti tirerebbero da mangiare con la fionda)
http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1707
Il comunismo, si dice spesso, è morto e sepolto. In verità, oltre che in Cina, Corea del Nord, Cuba e altre realtà più piccole, esso è ben vivo, come mentalità, anche in Europa.
Cercherò di argomentare a favore di questa tesi in un serie di articoli successivi.
Per cominciare partirei dalla visione della religione propria del “comunismo”. E’ risaputo che nell’ottica marxista-leninista la religione è “l’oppio dei popoli”, una protesta fasulla contro la “miseria reale”, che ha come unico fine quello di alienare ulteriormente l’uomo e di mantenerlo nella condizione di minorità in cui esso è a causa della struttura economica. Quando la società diventerà economicamente giusta, la religione morirà d’inedia, perché essa è un narcotico, è illusoria, fallace, astratta, mancando di aderenza alla realtà ed alla storia.
Al paradiso nell’aldilà, Marx e Lenin contrappongono il paradiso nell’aldiqua, e lo ritengono, quello sì, realizzabile, concreto, tangibile. Nella società comunista del futuro, profetizzano, scompariranno egoismo, stato, esercito, polizia, guerre, e tutti vivranno felici e contenti, come nelle migliori favole. Nella società comunista, si poteva leggere alcuni decenni fa sulla rivista Kommunist, “saranno inconcepibili la cupidigia, la bramosia del proprio tornaconto, il tentativo di danneggiare la proprietà sociale, la tendenza a sottrarsi all’adempimento dei propri obblighi…Lo scomparire dalla faccia della terra dei sostenitori dello sfruttamento, della violenza, delle guerre spazzerà via dall’animo dell’uomo i rimasugli del sentimento dell’odio, condurrà al rafforzamento dell’amore fraterno ecc.”.
Nel 2010, si leggeva sulla Komsomolskaja Pravda del 31 dicembre 1959, il comunismo sarà trionfante nel mondo, tutti staranno economicamente bene, vi saranno macchine e case per tutti, ma senza lucchetti, senza chiavi, perché sarà sparito ogni egoismo e la criminalità debellata per sempre. Il progresso scientifico porterà a scoperte sempre più strabilianti e nelle case, accanto ai rubinetti per l’acqua, vi saranno quelli per il latte! L
a fede comunista, che nasce dall’ottimismo antropologico illuminista e dalla negazione del peccato originale, è ciò di più anticristiano si possa concepire, in quanto è l’affermazione che l’uomo basta a se stesso , è unico redentore, infallibile, della sua esistenza. Ma oggi, dopo milioni di persone che vi hanno creduto ciecamente, generando solo morte, devastazione, sottosviluppo, è piuttosto difficile aspettare la felicità dalla ricetta economica di Marx, che appare, essa sì, utopica, illusoria, oppiacea, astratta.
Ma l’idea che l’uomo possa crearsi il paradiso da solo, rimane quella dei bolscevichi di un tempo. Non è un caso che siano comunisti o ex comunisti come Veronesi, Dawkins, Desmond Morris, Hack, Odifreddi, Flamigni e tanti altri, ad accusare di continuo la religione di essere l’oppio dei popoli, il freno alla felicità, garantita, in futuro, dalla scienza e dalla tecnica.
Quando andai in Russia nel 1960, ricordava tempo fa Padre Romano Scalfi, mi veniva sempre proposta la stessa tiritera: “la scienza ha dimostrato che Dio non esiste”. Contemporaneamente il partito comunista prometteva ai cittadini che “in futuro noi vivremo cent’anni senza ammalarci mai, e per i nostri posteri sarà ancora meglio”. In effetti, all’epoca di Kruscev, “scienza” divenne più che mai la parola magica per attaccare la fede: non più persecuzione diretta dei credenti, ed internamento in lager, con scarsi risultati, ma propaganda massiccia, corsi di ateismo condotti da varie associazioni, quali ad esempio la “Società per la diffusione delle conoscenze scientifiche”. Un libretto pubblicato nel 1962, “Fondamenti di ateismo scientifico” incominciava così: “la scienza storica dimostra che tanto Gesù Cristo quanto l’apostolo Paolo sono personalità mitiche, cioè che non esistettero mai…Il cattolicesimo attuale, come quello medievale, è nemico della scienza progressiva…” (citato in P. Colognesi, “Russia Cristiana”, san Paolo).
Analogamente, circa quarant’anni prima, Nikolai Bucharin, pupillo di Lenin, direttore della Pravda fino al 1929, a lungo capo del settore programmazione della ricerca scientifica e membro della Accademia sovietica delle Scienze, prima di essere fucilato nel 1938 nel paradiso sovietico che aveva contribuito a creare, insegnava: la religione ed il comunismo sono incompatibili perché l’idea di Dio “si è formata ad un certo stadio della storia umana” e “questa idea puerile e non confermata dall’esperienza…comincia a venire meno” proprio grazie alle “scienze naturali che sono in netta antitesi con tutte le favole religiose”.
Sarà la scienza, insomma, dicevano i bolscevichi, insieme al nuovo assetto economico, a realizzare la morte per fame della religione e la sua immancabile scomparsa.
Conclusione: del comunismo, che fu anche sogno di un completo benessere materiale, rimangono oggi il consumismo, con i suoi rubinetti che versano latte, e lo scientismo, la fede cieca nelle “magnifiche sorti e progressive” dell’uomo che ha eliminato Dio. Dalla scienza infatti in molti si aspettano ancora longevità indefinita, fertilità senza limiti, bambini su misura e la fine delle malattie e del dolore. In una parola: la salvezza.
Tutta roba concretissima, dicono, “scientifica”, non come l’aldilà, illusorio, dei credenti. Tutta roba che accadrà a breve, come i trilioni di malati che guariranno, domani o post-domani, con le staminali embrionali, come prometteva “l’Unità” nei giorni precedenti al referendum sulla legge 40 del 2005. da: Il Foglio (continua)
Nella foto una delle innumerevoli statue disseminate in Urss e dedicate a Lenin, ed alla sua divinizzazione.
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Ho notato che nel ben noto sito Libertà e Persona, spesso sono ripresi articoli tratti da Tempi.it. Una verifica si imponeva, e la breve ricerca con le parole chiave “Darwin” e “evoluzionismo” ha restituito quello che mi aspettavo.
Il Financial Times arruola Darwin
di Tempi 27 gennaio 2009
http://tempi.it/la-rosa-dei-tempi/005163-il-financial-times-arruola-darwin
Sabato 17 gennaio sul Financial Times, il giornale della finanza londinese, è apparso un editoriale intitolato “In difesa di Darwin e della ragione”. Trattasi come è ovvio della solita manfrina sulla scienza con la esse maiuscola costretta a lottare contro le forze irrazionali e oscurantiste che si ostinano a mettere in dubbio il divin verbo di Charles Darwin. Forze irrazionali e oscurantiste che – nota il quotiano dei soldi veri – sono poi pappa e ciccia con quegli altri zotici che vietano la ricerca sulle cellule staminali embrionali.
esagerati E finché si tratta solo di spiegare che i creazionisti hanno rotto, possiamo pure sottoscrivere. Però scomodare nientepopodimeno che il padre dell’evoluzionismo all’uopo di chiedere due soldini in più per una ricerca che non serve a un accidenti ma fa tanto fico, bè, ci pare francamente troppo. E poi, scusate colleghi della City, ma quel finale pieno di speranza, con Obama che assicura che promuoverà la Scienza contro le idelogie, è davvero tanto commovente, però avete presente cosa scriveva Darwin su quelli colorati come il presidente?
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Si sa: il positivismo e lo scientismo devono vivere di “miracoli”.Poichè promettono all’umanità un avvenire radioso, garantito dalla scienza sperimentale, da due secoli devono nutrire la loro fede di annunci sensazionali. Ecco che ieri è arrivato puntuale l’annuncio.
L’Economist ha addirittura titolato: “E l’uomo creò la vita“. Poveretti, e poi dicono di non credere: invece credono veramente di avere in mano chissà cosa, il destino dell’uomo, il “segreto” della vita, l’immortalità terrena…Invece non hanno nulla. Stringono tra le mani solo una immensa presunzione, bruciano la loro intelligenza, donatagli da Dio, per mettersi al suo posto, e sono dei pasticcioni, dei Frankestein pericolosi che giocano al piccolo chimico, e pensano di ingannarci e di ingannarsi con le parole.
Non si è “creato” nulla, si è preso ciò che già c’era e si è manipolato. Siamo ancora lontanissimi dalla capacità di fabbricare in laboratorio una cellula umana, animale o vegetale. E, se mai ci riusciremo, cosa ne sapranno fare, ometti boriosi come Venter, che credono di poter un giorno arrivare a predire l’ora della propria morte? Cosa ne faranno, uomini che non conoscono il senso della vita, e ciononostante se ne ritengono padroni?
Da Avvenire: Non è una sfida a Dio l’ultimo risultato ottenuto da Craig Venter e dalla sua équipe, ma una sofisticata operazione tecnologica, un “copia, incolla e metti la firma“: non è una creazione dal nulla, piuttosto sono state sapientemente assemblate sequenze di Dna già esistenti in natura, e riprodotte in laboratorio, insieme a qualche sequenza disegnata per “marcare” il genoma ottenuto e distinguerlo dall’originale naturale, una specie di “firma” degli scienziati inserita nel Dna stesso.
Il Dna così prodotto in laboratorio è stato poi sostituito a quello di una cellula naturale, che è stata in grado di replicarsi grazie al nuovo patrimonio genetico, cioè seguendo gli “ordini” del Dna sintetico. Per produrre il genoma in laboratorio non sono stati utilizzati nuovi aminoacidi. I “mattoni” con cui è stato costruito questo Dna sono quelli di sempre, e quindi parlare di «creazione di una nuova vita artificiale» è quanto meno ambiguo, visto che il cromosoma è copiato da quello naturale, e che anche la cellula che ha ospitato il Dna è naturale. D’altra parte ogni organismo geneticamente modificato può essere considerato una «nuova vita artificiale» che si affaccia sul pianeta, con un patrimonio genetico diverso da quelli già esistenti. In altre parole, i ricercatori del gruppo di Venter hanno composto con grande abilità un enorme puzzle, utilizzando i pezzi già messi a disposizione dalla natura, per realizzare un disegno pressoché identico a quello già tracciato naturalmente.
Non sappiamo ancora a quali risultati porterà la nuova procedura tecnica messa a punto: la produzione di biocarburanti piuttosto che importanti applicazioni biomediche. Lo vedremo nel tempo. Per ora, i problemi che pone sono analoghi a quelli di ogni ogm: la valutazione dell’eventuale impatto con l’ambiente naturale, le possibili ripercussioni sulla regolamentazione dei brevetti e sul mercato biotecnologico. Nell’articolo scientifico pubblicato è evidente la profonda capacità manipolatoria raggiunta dagli scienziati, che li fa parlare addirittura di “design” di cromosomi sintetici, e che indica la necessità di una vigilanza molto attenta per il futuro. La stessa richiesta del capo della Casa Bianca Barack Obama alla Commissione bioetica presidenziale di approfondire le questioni sollevate dall’esperimento è un segnale in tal senso. Ma ad inquietare per ora non è tanto l’esperimento in sé, quanto i toni con cui se ne parla.
È ben noto che Craig Venter è innanzitutto un bravissimo imprenditore di se stesso: sono già stati annunciati per i prossimi giorni documentari in anteprima mondiale su questo studio, a dimostrazione dell’accuratissima preparazione mediatica del lancio della notizia, organizzata su scala planetaria. Una sapiente e spregiudicata strategia di marketing industriale per un mercato enorme come quello che gira intorno alle biotecnologie, nel quale troppo spesso ad annunci trionfali non seguono i risultati promessi. Fa riflettere, poi, l’enfasi con cui la notizia è rimbalzata sulle prime pagine di tutti i giornali, con evocazioni di immagini bibliche, tipo «assaggiare il frutto dell’albero della vita», o «l’uomo ha creato la vita», o con affermazioni come «progettare una biologia che faccia quel che vogliamo noi», e potremmo continuare con le citazioni. Che la sfida della conoscenza debba sempre essere presentata come mettersi in arrogante gara con Dio, non rende ragione alla scienza stessa. Il mestiere dello scienziato è quello di cercare di comprendere sempre più a fondo la struttura intima della materia e della vita, ed è frutto di intelligenza – quella stessa che ieri il cardinal Bagnasco ci ha ricordato essere «dono di Dio» – , curiosità e, soprattutto, di umiltà. Significa essere consapevoli di stare di fronte ad un mistero che mentre si fa esplorare ci suggerisce nuove domande, altre questioni da affrontare e conoscenze da mettere a fuoco. Un mistero che svelandosi si mostra infinito. Avvenire, 22 maggio
alle 7:54 pm